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Roma

Roma (SPQR)

Roma è la capitali d'Italia ed un delle città più importanti al mondo. La città di Roma oggi conserva le più importanti testimonianze storiche, artistiche e culturali dell' intera civiltà occidentale.
Quali sono state le cause che hanno fatto prescegliere ai suoi leggendari fondatori il sito dove è sorta Roma? Esse devono esser state molteplici: la presenza d'un fiume navigabile, il Tevere, che, dopo una ventina di chilometri, si gettava nel Tirreno, presumibilmente con un'unica foce; l'esistenza d'un facile guado in corrispondenza del fiume, sia perché il fondovalle vi si restringe a meno di un chi­lometro, sia per la formazione d'un'isoletta fluviale, l'Isola Tiberina che, rompendo il corso in due rami, rende più agevole il passaggio; poi la possibilità di usufruire, per l'insediamento a sinistra del Tevere, di alcune alture con pendii piuttosto ripidi ma con la sommità spianata. Il Tevere scorre in una pianura ondulata e il suo corso, se da un lato ha potuto servire ai trasporti, ha costituito nelle epoche più antiche un buon confine tra gli etruschi, oc­cupanti il territorio sulla destra del fiume, e le genti latine sulla sinistra. Esso quindi animava la regione attraversata, ma separava in pari tempo la sovranità di genti diverse. Non è improbabile che il nome del fiume fosse diverso da quello attuale (Rumon) e che da esso sia stata poi chiamata la città, che tuttavia, secondo la più diffusa opinione degli antichi, avrebbe tratto il nome dal suo fondatore. Inoltre il Tevere poteva essere risalito dalle navi di allora fino in città, e Roma aveva i vantaggi della situazione marittima, senza averne gli svantaggi (attacchi di nemici da parte del mare). La pianura dei dintorni offriva poi ampi spazi pascolativi, che costituivano un'importante risorsa, in un'epoca nella quale la pastorizia era una delle basi della vita economica.

Fin da epoca antichissima in corrispondenza dell'Isola Tiberina - che è presumibilmente di origine alluvionale ed ha mutato forma nel corso dei secoli - si costituì un'importante testa di ponte che permetteva scambi pro­ficui tra i popoli insediati sulle due rive, tanto più che vi convergevano strade da più parti. Ma poiché il fondovalle si trova a soli 14 metri rispetto al livello marino, è naturale che i colli più vicini al fiume - Aventino (46 m), Palatino (51 m, con una terrazza più bassa, il Germalus), e Capitolino (43 m) - attirassero gli abitanti, che potevano sulla loro sommità essere al sicuro sia dalle piene del fiume, sia dagli attacchi dei predoni. L'altopiano tufaceo, mentre sulla destra del fiume è stato demolito dall'erosione, si è potuto conservare meglio sulla sinistra, anche se smembrato da vallecole, che hanno dato origine ai sette colli. A queste naturali piazzeforti non difettavano del tutto due elementi essenziali: legna da ardere e acqua potabile, che sgorga alla base dei tufi, dove questi vengono a contatto coi terreni alluvionali.

I sette colli erano separati tra loro da acque stagnanti (Velabro, Lacus Curtius, Palus Capraea, ecc.), che vennero prosciugate fin da epoca antichissima mediante la Cloaca Massima, più volte ampliata e rinnovata. Dobbiamo im­maginare che le alture fossero molto meglio individuate delle attuali e più emergenti dal fondovalle. Fin dall'età del ferro i colli dovevano ospitare gruppi di capanne, in­tramezzate da macchie, da boscaglie e da spazi adibiti al pascolo.

Secondo una tradizione remotissima fu Romolo che tracciò il solco perimetrale quadrato di Roma sul Palatino, che offriva sulla sua sommità uno spazio un po' più ampio degli altri colli. Ai piedi del Palatino scorreva il Tevere, le cui acque stagnavano nel Velabro. Poco dopo Roma ebbe la sua fortezza sul colle Capitolino, che, essendo il più ripido, meglio si prestava ad essere difeso. Intanto nel vasto spazio bonificato, interposto tra il Palatino e il Campidoglio, trovò posto il centro degli affari, il Foro. Via via dai colli più vicini al Tevere la città si estende anche su quelli più lontani e si forma così il Septimontium, che pare fosse un raggruppamento avente per centro politico-reli­gioso il Palatino. Da questo momento si può parlare di Roma, in quanto la città non è più limitata a un unico colle, ma occupa diversi colli e le bassure interposte. Centro d'attrazione divenne il Foro, il quale comunicava agevolmente col Tevere attraverso la bassura del Velabro, dove - una volta prosciugato dalle acque - trovarono sede i mercati più antichi. Le case e le botteghe si anda­rono addensando nelle adiacenze del Foro e nella conti­nuazione di esso, Argiletum e Subura, cioè nelle parti basse, determinando un contrasto col Palatino, occupato da costruzioni monumentali, e col Campidoglio, destinato ai templi e alla difesa.

L'ampliamento della città è collegato al nome di Servio Tullio. Ma la cinta, conosciuta col nome di mura serviane, della quale restano tuttora alcuni avanzi e di cui ci è noto l'andamento, risulta con certezza posteriore all'assedio gallico: essa ci permette di conoscere l'estensione che la città aveva raggiunto verso il 350 a. C. Il percorso delle mura serviane abbracciava un'area di circa 285 ettari, dalla quale era escluso il Campidoglio, che non faceva parte dell'area propriamente urbana perché adibito a fortezza o ad area di culto. Ma entro le mura solo una piccola porzione era occupata da abitazioni; prevalevano infatti le aree non costruite, destinate a colture, oppure boschetti e acquitrini. L'abitato doveva avere aspetto modesto e solo per i templi erano usati i marmi e le pietre, mentre le case venivano costruite con legno e mattoni.


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