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Arte nel Lazio

Arte, cultura e manifestazioni artistiche nel Lazio

Una regione, qual è il Lazio nei suoi attuali confini, priva di una qualsiasi unità e che alla diversità e, non di rado, sulla contrapposizione delle componenti geografiche unisce, soprattutto alle origini, un analogo mosaico di elemennti etnici e culturali, rende piuttosto difficile un discorso organico e lineare sulle espressioni artistiche che in essa si sono manifestate. Almeno per un periodo che va dai primordi della storia al IV secolo a. C; al secolo cioè, durante il quale, nel nome e per opera di Roma, si avvia a prendere consistenza quella unità politico-culturale della regione che, via via consolidatasi, sarà poi caratteristica di tutta l'antichità legando indissolubilmente fra loro le fortune artistiche, così come quelle storiche, del Lazio e della sua metropoli (anche a prescindere dalla pur doverosa considerazione che, del Lazio attuale, nell'ordinamento augusteo dell'Italia, tutta la parte a nord del Tevere era stata assegnata alla regione VIII [Etruria]; la Sabina era andata a confluire nella regione IV [Sabina e Sannio] e la parte meridionale, a sud del Tevere, era andata a costi­tuire un'unica regione, la I, insieme con la Campania). Da questa unificazione deriverà peraltro una tale costante e completa subordinazione della regione a Roma che, specialmente durante l'età imperiàle, sarà impossibile riconoscere il benché minimo accento di un'arte 'laziale', annullandosi questa interamente nell'arte romana, a sua volta, d'altra parte, nemmeno più propria della città che le darà il nome, ma, per sua stessa natura, universale. Se tali saranno, tuttavia, i risultati del processo unificato re compiuto da Roma, una certa tendenza ad esso, in principio soltanto latente, servirà a temperare le difficoltà di com­porre un panorama unitario fin dal periodo delle origini. Visto che è possibile avvertire fin d'allora, in quello stesso mosaico di componenti cui già si accennava, un confluire e un concentrarsi, nel Lazio, di correnti culturali che proprio nei territori che formeranno, più che l'antica, l'attuale regione e segneranno le premesse dell'incontro vero e proprio, fecondo di prospettive per il futuro. Dal diffondersi delle antichissime culture agricole dell'età neolitica (rappresentate al Sasso di Furbara), all'estendersi delle punte avanzate più meridionali delle culture neolitiche dell'Europa orientale (documentate nel sepolcreto di Rinaldone presso Viterbo con le ceramiche di raffinato impasto nero lucido), al fiorire della civiltà del bronzo 'appenninica', caratteristica di tutta l'Italia penin­sulare nella seconda metà del II millennio a. C (che ha lasciato le sue tracce, sia pure di pochi frammenti di ceramica, nel cuore stesso di Roma), fino all'avvento di quella cultura dei crematori che segna la fine dell'età del bronzo e l'inizio dell'età del ferro (ampiamente docu­mentata con ceramiche, bronzi e fibule, nelle necropoli 'protovillanoviane' dei monti della Tolfa, della Sabina, dei Colli Albani e di Roma) .

. \ll'inizio dell'età storica, nella prima età del ferro, fra il IX e l'VIII secolo a. C, è possibile riconoscere, nel Lazio, la prima differenziazione di importanti raggruppamenti culturali quali la 'civiltà villanoviana' a nord, la 'civiltà "tiburtino-sabina" a est, la 'civiltà laziale' a sud, tutte egregiamente documentate in estesi sepolcreti appartenenti ai nuclei iniziali di quegli aggregati che daranno poi vita alle future grandi città storiche, Roma compresa. Ma le varietà sono soprattutto di carattere etnico, afferman­dosi quelle 'civiltà' in concomitanza con l'apparire, attor­no alla media e bassa valle del Tevere, di quelle stirpi che furono tra le maggiori nazionalità storiche dell'Italia antica prima dell'unificazione romana e che sembra ormai legittimo identificare, rispettivamente, con gli etruschi, i sabini e i latini. Il Tevere separa così, con il suo corso, il mondo degli etruschi a nord, da quello degli italici a est e da quello dei latini a sud, in particolare distingue l'Etruria dal Lazio vero e proprio, il Latium vetus (corrispondente, all'incirca, all'attuale provincia di Roma, sulla sinistra del Tevere) cui fanno corona i territori, dalle montagne della Sabina e della Ciociaria alla Pianura Pontina, che saranno popolati da sabini, equi, ernici e volsci.

Le manifestazioni artistiche di questo periodo trovano le loro uniche espressioni, almeno per noi, nei corredi se­polcrali, via via sempre più ricchi, costituiti da vasi, armi, strumenti, monili con le urne cinerarie dalla caratteristica forma biconica o nella singolare forma di capanna e con l'uso diffuso delle decorazioni geometriche incise sulla ceramica d'impasto e sbalzate nelle lamine di bronzo e di metalli preziosi. Con tali manifestazioni e nonostante le particolarità alla base delle quali stanno la differenziazione etnica e linguistica (e la partizione anche geografica), non è difficile ricomporre una superiore più vasta 'comunità' culturale nell'ambito della quale le singole 'civiltà' si configurano quasi come 'province' di una più

generale unità che fra non molto sarà possibile definire ormai 'etrusco-italica', per la forza e l'importanza delle sue due maggiori componenti. A queste, tuttavia, si dovranno presto aggiungere, due componenti esotiche, greca l'una (specialmente attraverso la mediazione italiota e siceliota) e l'altra fenicia e, in particolare, cartaginese.

Nel corso del VII secolo a. C. l'esuberante fioritura del gusto 'orientalizzante', giunto sulle coste tirreniche dell'Italia centrale sulla scia delle grandi correnti di colonizzazione e col concorso diretto delle importazioni, è presente e comune, in perfetto sincronismo con tutto il mondo mediterraneo, nei centri di quella che ormai è l'Etruria (nella sua parte meridionale o laziale) e nei centri latini. Ne sono eloquente testimonianza gli sfarzo si corredi funebri, da una parte, della tomba Regolini-Galassi di Cerveteri, dall'altra, delle tombe Barberini e Bernardini di Palestrina: con le oreficerie in cui si incontrano le tecniche raffinatissime dell'incisione, dello sbalzo, della filigrana e della granulazione con i motivi ornamentali figurati, geometrici e vegetali fantasticamente elaborati, con gli avori decorati a rilievo con straordinaria finezza, con i grandi bronzi lavorati a sbalzo con figure di animali fantastici e arricchiti con elementi, anch'essi figurati, ottenuti in fusione.

Nel VI secolo è la civiltà artistica 'arcaica', largamente permeata e quasi sostanziata di fermenti ed influssi greci, dapprima 'dedalici' e corinzi, poi soprattutto e più profondamente 'ionici', che si manifesta con gli stessi caratteri. a Cerveteri, a Veio, a Faleri e a Roma, a Lanuvio, a Velletri e a Satrico. Soprattutto nella fase 'ionica' e 'tardo-arcaica' e per quel che riguarda l'architettura e la decorazione templare, con la lussureggiante produzione delle terrecotte figurate e policrome delle lastre di rive­stimento delle travature, delle 'antefisse' terminali con i coppi delle tegole, degli 'acroteri' sormontanti il tetto.

Ma nel VII e più ancora nel VI secolo a. C. sono comunque le città etrusche che sviluppano una loro inconfondibile, forte ed elevata civiltà artistica e che danno a tutte le manifestazioni artistiche della regione la loro impronta particolare. Si tratta di quelle stesse grandi città dell'Etruria meridionale precocemente fiorite rispetto alle con­sorelle dell'Etruria settentrionale che permettono al Lazio attuale di possedere forse le maggiori testimonianze dell'intera civiltà etrusca. A Veio, quasi alle porte di Roma, abbiamo così le pitture della tomba Campana (le più antiche conosciute in Etruria, purtroppo oggi quasi comple­tamente svanite), ancora dell'ultima fase orientalizzante con evidenti influssi cretesi; l'eccellente produzione dei buccheri di particolare finezza e poi soprattutto la splen­dida fioritura della coro plastica nell'ambito della quale si definisce, alla fine del VI secolo, la maggiore 'scuola' artistica etrusca, quella che prende nome da Vulca, l'unico .mista etrusco di cui si conosca il nome, largamente attivo ::.ella Roma dei Tarquini alla decorazione del più antico :empio capitolino. Le statue fittili del gruppo del famosissimo Apollo e le antefisse appartenute a un tempio di cui restano solo le fondazioni sono da annoverare fra le manifestazioni più alte di tutta l'arte etrusca.


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